Lorenzo Meregalli |
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| LA VIRTU' DI LUCREZIA (II) Ma uno sconsiderato piacere per il bell'aspetto e per la provata castità di Lucrezia prese Tarquinio. Dunque un giovane un po' dopo Collazia venne nuovamente nottetempo con un compagno, minacciò Lucrezia con la spada e dichiarò il suo amore alla donna. Poiché non riuscì a piegare la volontà ostinata di Lucrezia né con le parole né con la forza, aggiunse obbrobrio all'intimidazione:"Ti ucciderò e dopo vicino il tuo corpo nudo metterò il cadavere del servo: tutti penseranno ad uno squallido adulterio". Così il piacere vinse l'ostinata pudicizia per il terrore del disonore. Lucrezia afflitta da tanta sofferenza inviò un messaggero a Roma al padre e al marito ad Ardea: "Venite presto con amici fidati, un orrendo misfatto accade. Quando si presentarono il padre e il marito trovarono Lucrezia triste in camera da letto. Allora la donna "Tracce di uomo estraneo, -disse- o Collatino, sono nel tuo letto, ma se il corpo è stato tanto violato, l'animo è innocente: la morte ne sarà testimone. Il nemico Sesto Tarquinio come ospite per me e per voi di notte, se voi siete uomini, portò via da me un piacere nefasto. Gli uomini confortano l'animo di Lucrezia ma quella esclamò: “Io anche se perdono il peccato non lo libero dal supplizio, né alcuna donna da qui innanzi vivrà impudica con l'esempio di Lucrezia” e si conficcò un coltello al cuore.
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